Noia a lavoro

La noia a lavoro comporta stress e spesso correla con il burnout: è un segnale che indica uno stato di insoddisfazione riferito a quello che stiamo facendo in una data situazione o alle opzioni e alternative che si presentano di fronte a noi. La noia è un’importante e diffusa emozione umana che non si presenta solo a lavoro, e coinvolge aspetti riferiti all’area emozionale, cognitiva e motivazionale (Eastwood et al., 2012).

Che cosa è la noia?

La definizione di noia è complessa e ha portato molti autori a dibattere sul suo significato, in particolare la noia è stata considerata come una sensazione avversa associata al sentirsi cognitivamente disimpegnati (Eastwood et al., 2012; Fahlman et al., 2013). Pertanto la noia indica che non siamo cognitivamente attivati e la sensazione negativa che ne deriva indica il bisogno della persona di utilizzare le proprie risorse cognitive ma senza trovare in quella circostanza uno stimolo che possa suscitare un coinvolgimento cognitivo. Lo stato di noia rappresenta un fallimento nel soddisfare il desiderio di essere cognitivamente impegnati, ed è caratterizzato dalla tendenza a voler fare qualcosa senza necessariamente sapere cosa voler fare (Danckert et al., 2018).

La noia è associata al tentativo di raggiungere un obiettivo, tramite l’attivazione di facoltà mentali, e potrebbe essere maggiormente presente quando vi è una transizione tra obiettivi; può essere considerata una funzione di autoregolazione del comportamento per prevenire uno stato di fallimento, in quanto avvisa la persona della mancanza di coinvolgimento e porta a uno stato di allerta e attivazione in direzione della ricerca di obiettivi da raggiungere. Pertanto la noia ricopre una funzione adattiva che permette all’individuo di impegnare le proprie risorse in attività stimolanti e soddisfacenti.

Noia: cause e fattori scatenanti

Gli studi che si sono occupati di ricercare le cause che portano alla percezione della noia hanno individuato due fattori che sembrano critici nell’elicitare la noia: la monotonia e la costrizione. La prima si riferisce alla sensazione di “non avere niente da fare”, mentre la seconda si riferisce al “dover fare qualcosa che non si vuole fare” (Daschmann et al., 2011), condizioni che spesso si verificano a lavoro, soprattutto in organizzazioni a rischio di burnout.

Nonostante ciò, anche in presenza di monotonia e costrizione, gli individui possono percepire meno noia e raggiungere maggiori livelli di coinvolgimento e attivazione, riconnettendosi ai propri valori, chiedendosi cosa c’è di veramente importante in ciò che stanno facendo, passando quindi dall’essere influenzati dal contesto esterno, al riprendere un controllo rifocalizzandosi su un contesto interno (Daniels et al., 2015; Nett et al., 2011; Danckert et al., 2018). Pertanto sarebbe opportuno che le persone si focalizzino principalmente sul processo di comprensione dei segnali inviati dalla noia, in modo tale da poter valutare e cogliere le opportunità più favorevoli che si presentano in una certa situazione.

noia a lavoro

Noia e stress

La noia a lavoro è correlata con stress e burnout. A prova di ciò, studi condotti in ambito fisiologico hanno utilizzato le misure della conduttanza cutanea, della frequenza cardiaca e del livello di cortisolo (Merrifield & Danckert, 2014) per misurare cosa avviene in presenza della noia. In questi studi, ai partecipanti era indotta la noia attraverso un video, ed è emerso che in nei soggetti annoiati la frequenza cardiaca e i livelli di cortisolo tendevano ad aumentare mentre il livello di conduttanza cutanea diminuiva. La diminuita conduttanza cutanea è associata all’incapacità della persona di mantenere un adeguata attivazione verso stimoli esterni, mentre i livelli di cortisolo elevati indicano come gli individui esperiscono stress durante lo stato di noia.

I livelli di attivazione cambiano durante tutta l’esperienza di noia, in quanto inizialmente la persona può esperire bassa attivazione, ma una volta che la persona riceve il segnale dalla noia, i livelli di attivazione iniziano ad aumentare nella ricerca di nuove attività in cui impegnare le proprie risorse cognitive ma se gli sforzi nell’attendere queste attività falliscono, la persona ritorna a uno stato di bassa attivazione.

Noia e depressione

Alcuni studi hanno indagato la possibile esistenza di un tratto di personalità relato alla noia, in generale questo viene definito come un fallimento cronico nel rispondere adeguatamente al segnale mandato dall’esperienza di noia, e una incapacità nell’autoregolazione del comportamento. A dispetto della noia, che ha una funzione adattiva, il tratto della noia sembra associato a un’ampia gamma di problemi: gioco d’azzardo, ansia, diminuito significato attribuito al senso di vita (Blaszczynski et al., 1990; Fahlman et al., 2009; Sommer & Vodanovich, 2000.

La tendenza degli individui alla percezione della noia sembra essere correlata al tipo di strategia utilizzata nella regolazione delle scelte comportamentali, in particolare si distinguono: strategia di locomozione e strategia di valutazione (Kruglanski et al., 2000; Mugon et al., 2015). La strategia di locomozione fa riferimento agli individui che preferiscono passare rapidamente all’azione e spostare la propria attenzione su un altro obiettivo, mentre gli individui che utilizzano la strategia di valutazione tendono a considerare con attenzione tutte le opzioni disponibili prima di agire per evitare di commettere degli errori nella scelta. Gli individui che utilizzano una strategia di valutazione sembrano essere più propensi a sentire la noia, in quanto sono bloccati in una fase di decisione nella quale provano ma spesso falliscono. La ruminazione che deriva dal pensare troppo alle corrette scelte comportamentali è una caratteristica tipica della depressione, e pertanto una percezione di noia prolungata nel tempo e seguita da continui fallimenti, può essere un fattore di rischio per la depressione.

 

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